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Interviste

Intervista a Simone Censi

“Avete presente il camminare al buio in una stanza che non conosci? Ecco io vago in questo preciso modo, quando trovo l’ispirazione per un romanzo, è come quando avanzi con fiducia e poi sbatti la testa contro lo spigolo di un muro. M’imbatto in queste storie per caso ma riesco a tirare fuori una trama partendo da pochi elementi”, ci ha raccontato lo scrittore Simone Censi in quest’intervista. 

simone censi

Benvenuto, Simone! Parlaci brevemente della tua vita: di cosa ti occupi? Cosa sogni? Dove vivi?

Marito e padre, un paio di lauree, vivo a Corridonia in provincia di Macerata e ho un lavoro da impiegato a Montegranaro, una città in provincia di Fermo. I sogni sono legati tutti alla mia famiglia.

Se ripensi a quando hai cominciato a scrivere, cosa ti viene in mente?

Mi viene in mente la fine del percorso universitario. Lavorando lontano da casa e non potendo ritornare a pranzo, ho preso la seconda laurea studiando nella pausa. Quando ho finito di studiare, ho iniziato a scrivere. I primi racconti, qualche poesia, qualche concorso, alcuni li ho vinti e alla fine il primo romanzo è venuto da sé.

 

Quanti libri hai pubblicato?

Ho pubblicato nel 2015 il romanzo dal titolo Amico, Nemico con Edizioni Montag. Il Garzone del boia è il secondo romanzo, uscito per la Elison Publishing lo scorso dicembre. Il terzo, se ci sarà, si vedrà, è sempre un cantiere aperto.

Di cosa trattano i tuoi libri?

I due romanzi sono totalmente diversi incominciando dal genere e scritti in maniera differente, la cifra che accompagna i miei lavori è di trattare argomenti socialmente rilevanti.  Amico, Nemico tratta degli abusi su minori nelle scuole cattoliche irlandesi, le storie narrate prendono spunto dalle deposizioni raccolte dalla Commissione d’inchiesta sugli abusi su minori istituita dal governo irlandese nel maggio del 2000. Rapporto Ryan, dal nome del magistrato che ha condotto l’indagine. Nel romanzo due ragazzini, che diventano presto amici, si trovano a trascorrere l’adolescenza in una struttura industriale d’ispirazione cattolica che accoglie orfani e bambini provenienti dalle fasce sociali più povere d’Irlanda. Una volta fuori si ritroveranno ancora insieme ma dall’altra parte della barricata, non più alunni ma insegnanti. Trasformati da amici a nemici, perché uno di loro è diventato da abusato ad abusante, in un ambiente complice dove si cerca di insabbiare piuttosto che portare alla luce. Nel Garzone del boia si cambia genere, con le dovute sfaccettature è comunque identificabile come un romanzo storico ed è una critica aperta contro la pena di morte e l’utilizzo della tortura come metodo per estorcere confessioni, solo che rispetto ai soliti romanzi che caratterizzano il genere l’ho voluto più fluido e facile da leggere, rendendolo irriverente e irrispettoso, lasciando la versione ufficiale delle cose per approdare a quella mormorata dal popolino sotto la forca.

E’ la storia di Mastro Titta raccontata dal suo garzone. La figura del boia in questione è divenuta oramai leggenda, dai modi di dire popolari ad Aldo Fabrizi che lo interpreta magistralmente nel Rugantino.

Mastro Titta venne affiancato dal suo garzone Vincenzo Balducci che lo accompagnò fino al 1864 e poi lo sostituì continuando la sua opera fino al 1870.

Tuttavia Balducci non l’ha seguito fin dal principio e nelle testimonianze sulle prime esecuzioni Mastro Titta parla di un garzone senza rivelarne il nome.

Se si valuta il numero di esecuzioni registrate, l’arco temporale in cui le vicende si sono svolte e le distanze tra i vari luoghi, sembra difficile attribuirle a una sola persona che si sposta con un semplice carretto tirato da un mulo, attraverso impervie strade che attraversano la dorsale appenninica soprattutto nei periodi invernali.

Perché non è mai stato rivelato il nome di questo garzone? Da questo trae spunto il romanzo che presenta una doppia stesura, una prima, in corsivo, fatta dal garzone alle prime armi, con un linguaggio spesso forte e colorito e una seconda scrittura, quando oramai avanti con l’età su consiglio del suo analista, riprende in mano questa storia per fuggire dai fantasmi che ancora lo perseguitano.

il garzone del boiaCi racconti da dove nasce la tua ispirazione?

Avete presente il camminare al buio in una stanza che non conosci? Ecco io vago in questo preciso modo, quando trovo l’ispirazione per un romanzo, è come quando avanzi con fiducia e poi sbatti la testa contro lo spigolo di un muro. M’imbatto in queste storie per caso ma riesco a tirare fuori una trama partendo da pochi elementi.

 

Scegli una citazione che rappresenti te.

Molto oprar, poco dir, nulla vantarsi dal Misogallo di Vittorio Alfieri. In quest’opera satirica c’è una critica feroce e pungente contro la Francia e anche nel mio lavoro il protagonista è molto critico con i transalpini, soprattutto per l’obbligo dell’introduzione della ghigliottina sul suolo italico con Napoleone.

 

Scegli una citazione che rappresenti il tuo rapporto con la scrittura.

Ci sono due specie di scrittori. Quelli che lo sono e quelli che non lo sono (Karl Kraus). La seconda che hai detto.

Grazie, Simone!

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A Voi tutti, buona lettura!

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