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Interviste

Intervista a Maria Sabina Coluccia

“C’è stato un tempo in cui pensavo che non avrei potuto fare altro che scrivere nella vita. È giusto e sbagliato allo stesso tempo: scrivere è una parte importantissima per me, ma ce ne sono altre altrettanto importanti. Abbracciare i propri talenti ed esprimerli, tutti, con la stessa gioia, questo per me è vivere”.

Godetevi questa intervista alla scrittrice Maria Sabina Coluccia!

maria sabina coluccia

Benvenuta, Maria Sabina! Sono davvero felice di questa chiacchierata virtuale che hai concesso a me e a tutti i lettori di scritto.io!

Parto subito con le domande. Innanzitutto, vuoi raccontarci cosa si prova a scrivere e se ricordi un momento, in particolare, in cui ti sei accorta di non poter fare a meno della scrittura nella tua vita?

Prima di tutto grazie, Carla. Sei la prima, con il tuo blog, che mi posiziona dall’altra parte del notes, o dello schermo di un computer, in questo caso, e mi dice: ora le domande le faccio io. È la prima volta per me essere intervistata e quindi sono emozionata. Di solito le interviste le faccio io, perché sono anche giornalista oltre che docente. Allora, vediamo. Intanto mi presento. Ho quasi 53 anni, insegno di ruolo alla scuola primaria, area umanistica, sono diventata giornalista professionista molti anni orsono e ho una famiglia, composta da un marito, una figlia e un figlio, entrambi adolescenti. E poi c’è la mia adorata gatta bianca, Leila, una siberiana Neva, dagli occhi di cielo. Vivo e lavoro a Ancona, nelle Marche. La mia seconda città del cuore è Urbino, dove mi sono laureata alla Facoltà di Lettere e Filosofia, con una tesi su una tragicommedia, Il Solimano, di Prospero Bonarelli, tragicomico anconetano del 1600. A Urbino ho trascorso i miei anni più entusiasmanti, tra Università e Istituto per la Formazione al Giornalismo. Sono nata sotto il segno dei Pesci e ho tutto lo Zodiaco dentro di me.

Mi chiedi cosa si prova a scrivere e quando mi sono accorta che non potevo farne a meno. Andiamo indietro lungo la linea del tempo e arriviamo ai miei tredici anni. Otto settembre 1979, la prima visita di Papa Wojtyla al Santuario Mariano di Loreto, poco distante da dove vivevo. Mio padre era responsabile della sala stampa, per via del suo lavoro nelle telecomunicazioni. Mi portò con lui un giorno, e fu la fine, o l’inizio: conobbi il giornalista Marco Frittella, che ora è tra i conduttori del Tg1. Mi propose di scrivere un pezzo di cronaca “bianca”, la visita del papa vista con gli occhi di una ragazzina. Quel primo articoletto fu pubblicato sul Corriere Adriatico, il quotidiano della mia città, con cui tornai in contatto molti anni dopo. L’esperienza vissuta in quella sala stampa fu per me una rivelazione: mi innamorai del giornalismo. Poi arrivai alla maturità magistrale e mi proposi come collaboratrice alla redazione anconetana del Resto del Carlino. Mi accolsero e si rafforzò in me la convinzione che quella fosse la mia strada. Due anni dopo facevo parte del primo biennio dell’Ifg di Urbino, il primo Istituto per la Formazione al Giornalismo riconosciuto dall’Ordine, che dava accesso alla professione. In quegli anni ho sperimentato carta stampata, radio, tv e agenzia di stampa, come tutti i miei compagni e colleghi di corso, poi mi sono orientata sulla carta stampata, che resta il mio primo amore. Il destino mi ha riportò come stagista al Corriere Adriatico, col quale continuai a lavorare, dopo aver superato l’esame abilitante alla professione. Sarei rimasta se il karma non mi ha avesse messo davanti a una scelta, bella ma difficile. Così, ho scelto. Matrimonio, famiglia, figli, insegnamento. Niente più vita da cronista. Ma il karma è karma, prima o poi ritorna, anche se con una veste leggermente diversa. Al momento collaboro con una rivista locale, il mensile D.mare, per cui curo la rubrica astrologica L’Oroscopo della Sirena, e per il quale, quando il tempo me lo consente, scrivo interviste.

Invece, ricordi quando hai deciso di pubblicare? Cosa ti ha spinto a farlo?

La molla è scattata dopo aver adottato i miei due figli. Volevo lasciar loro una testimonianza di cronaca vera, una specie di diario di bordo, dove andare a ritrovare, quando saranno grandi, la forza che ci ha portato a incontrarci e ad amarci. Quel diario di bordo esiste, è a casa mia. È stato pubblicato con una C. E. che non ha avuto una buona sorte e non è escluso che non lo riprenda in mano e non lo riscriva, proponendolo ad altra casa editrice. Da quell’esperienza sono nati però buoni incontri, come quello con la scrittrice Lorena Marcelli, l’editrice Rita Angelelli e poi la mia coautrice Loriana Lucciarini, che mi contattò, senza avermi mai visto in faccia, proponendomi di scrivere con lei i Racconti di Stelle. Ero impegnata ai fornelli in quel momento, ma quando una cosa deve arrivare, arriva, non sta a guardare quel che stai facendo!

Dunque dissi di sì alla proposta di Loriana Lucciarini, ricordo che le chiesi anche il suo segno di appartenenza, feci una rapida analisi della nostra compatibilità astrologica, valutando anche gli Ascendenti di entrambe, e così partimmo verso le stelle. A lavoro concluso spedimmo il nostro Zodiak a Rita Angelelli, la direttrice editoriale de Le Mezzelane Casa Editrice. E arriviamo all’oggi. È stato un parto molto convulso, tra dicembre e gennaio. In realtà stavo lavorando all’editing di quello che doveva essere il primo nato, La dodicesima chiave del cuore, un romance a sfondo esoterico. E stavo per girare quella chiave, quando con Rita abbiamo ragionato e pensato che forse, facendo una corsa pazzesca, avremmo potuto far uscire prima i Racconti di stelle al bar Zodiak. Non c’era solo La dodicesima chiave del cuore in lavorazione, ma anche L’amore tantrico è un piatto vegano, ma in crociera no! un romanzo collettivo, che coinvolge dieci autori de Le Mezzelane, di cui Loriana e io siamo curatrici e autrici di uno dei racconti. Insomma le stelle ci sono cadute in testa pesantemente, ma siamo contentissime.

Maggiori informazioni su Racconti di stelle al bar Zodiak qui

Tante novità ci attendono in libreria, dunque…

Come vedi quello che doveva essere il primo deve ancora uscire ed è La dodicesima chiave del cuore. Si parla di amore, di alchimia e di Francia del sud-ovest. Ci sono luoghi che amo da sempre e alcuni si trovano lì: Carcassonne, Parigi, la terra dei Catari. Poi c’è L’amore tantrico è un piatto vegano, ma in crociera no! in uscita, raccolta di racconti ambientati su una nave da crociera, ironico, leggero, sentimentale, ma con un messaggio ben preciso. Il ricavato delle vendite sarà destinato in parte in beneficienza, alla Fondazione dell’Ospedale pediatrico Salesi di Ancona. Loriana Lucciarini ha curato con me il lavoro, che sarà pubblicato da Le Mezzelane Casa Editrice. In cantiere ho un altro romanzo, scritto a quattro mani con lo scrittore Vito Ditaranto, romanzo che spero inizi presto il suo percorso di editing. Si intitola Il bacio della luna. È una storia d’amore che si snoda nei secoli, attraverso continenti diversi, con molto mistero. È il karma, ancora una volta, che ci mette lo zampino. Impossibile evitarlo. È un rosa-giallo. Ditaranto ha curato di più l’aspetto misterioso della storia, mentre io la parte romantica. Devo dire che però alla fine tutti e due ci siamo concessi delle incursioni nel genere dell’altro e abbiamo fuso le nostre impronte creative.

Da lettrice quale genere prediligi?

Da bambina mi piacevano i libri che parlavano di archeologia, poi di streghe, fate, mondi incantati. La mia fiaba preferita è Peter Pan, la mia principessa è Raperonzolo. Se perdessi una scarpetta, correndo per le scale, non riuscirei ad arrivare in tempo ad alcuna zucca o carrozza: rotolerei e basta. Neppure dormire per cento anni in un castello mi entusiasma, e neanche fare la colf a sette nanetti. Oggi leggo quel che mi stimola curiosità. Se un titolo mi attira con la prospettiva di allargare le mie conoscenze o vedere il mondo da un altro punto di osservazione, lo compro. Non amo l’horror, mi fa paura. Avendo avuto da sempre un contatto con i mondi invisibili non riesco a leggere l’horror. Il giallo mi prende, solo se non è puro esercizio di virtuosismo mentale. Io vivo di emozioni. Amo il rosa, a lieto fine. E la tragedia. Specie se a finire male è un amore contrastato. Mi interessano i testi che sollevano veli su mondi altri, fisici e non fisici. Tutto l’olistico è nelle mie corde. Però più di tutti mi piace ridere, quindi la commedia è ciò che fa per me, quando sono stanca di qualcosa o di qualcuno. Credo nel potere terapeutico della risata e dello humor. Ridere, ridere tanto, che fa bene al cuore.

Una citazione che ti rappresenta?

“Quando qualcuno incontra il proprio destino non può avere paura. Deve essere sufficientemente coraggioso per fare i passi sbagliati”.

Paulo Coelho (Brida)

Come descriveresti il tuo rapporto con la scrittura?

Il mio rapporto con la scrittura è questo. La scrittura mi aiuta a focalizzare i pensieri, gli obiettivi, i sentimenti, ma non mi domina. C’è un tempo per vivere e un tempo per sognare e scrivere. Con me funziona così. Le storie arrivano spesso di notte e cercano di imporsi, mi svegliano. Le vedo come un film, poi le trasformo in parole. Credo succeda perché di notte il mio terzo occhio è più attivo che di giorno. Ma il sonno è vitale. Senza sonno si vive male e poi si scrive male, mi pare ovvio. Quindi rimando sempre la decifrazione della visione notturna al mattino successivo. Non dimentico, perché sono abituata a ricordare i sogni che faccio. Per La dodicesima chiave del cuore è successo così, è arrivato quasi tutto di notte. Del resto pochi possono permettersi il lusso di trascorrere le loro giornate scrivendo, in qualche modo la scrittura si deve adeguare ai tempi moderni e a noi comuni mortali. C’è stato un tempo in cui pensavo che non avrei potuto fare altro che scrivere nella vita. È giusto e sbagliato allo stesso tempo: scrivere è una parte importantissima per me, ma ce ne sono altre altrettanto importanti. Abbracciare i propri talenti ed esprimerli, tutti, con la stessa gioia, questo per me è vivere.

Grazie Maria Sabina!

Dove acquistare il libro

A Voi tutti, buona lettura!

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