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Interviste

Intervista a Flavia Novelli

La prima intervista del nuovo anno per scritto.io è a Flavia Novelli, un animo sensibile che vi lasciamo scoprire con queste poche domande ma che raccontano molto di lei e della sua passione per la scrittura.

Benvenuta Flavia… Partiamo!

  1. Da dove nasce la tua ispirazione?

Dalla vita, semplicemente dalla vita, la mia e quella degli altri. L’ispirazione nasce da tutto ciò che suscita in me un’emozione: può essere un evento doloroso o anche solo un’immagine (una foto, un quadro, un paesaggio) in cui mi imbatto casualmente, fino alle drammatiche vicende che coinvolgono l’umanità intera. Tutto si trasforma quasi automaticamente e autonomamente in poesia.

La mia prima raccolta di poesie è, ad esempio, una sorta di diario poetico scritto in un periodo di febbrile bisogno di dar voce ad un dolore profondo. Quindi l’ispirazione era frutto di emozioni molto intime e personali. Con il secondo libro, all’opposto, lo sguardo è uscito al di fuori di me stessa per seguire altre vite, le vite di altre donne. In questo caso l’ispirazione veniva da esperienze vissute a contatto con donne vittime di violenza maschile e con donne migranti e rifugiate.

  1. In che momento preferisci scrivere?

Scrivo sempre di sera tardi, quando finalmente riesco a ritagliarmi del tempo solo per me. Ma non si tratta di una scelta di metodo, non decido se e quando scrivere. Semplicemente, ho l’abitudine di trascorrere le ultime ore del giorno in balcone, in compagnia di un buon bicchiere di vino e allora, semplicemente, accade che la poesia si faccia strada nella mente finalmente sgombra da pensieri e preoccupazioni quotidiane.

  1. Se ripensi a quando hai cominciato a scrivere, cosa ti viene in mente? 

Mi viene in mente la prima poesia che scrissi a nove anni. Non è ovviamente un gran componimento, ma la cosa particolare è la scelta del tema, non proprio scontato per una bambina: la morte.  La ricordo ancora a memoria:

Buio

Non so cosa è successo

Se la luce si è spenta

Se il lampadario si è rotto

O se il sole si è nascosto

Ma so che mi ha velato gli occhi di nero

Ora so cos’era

Era la morte

  1. Quando e perché hai cominciato a scrivere?

A partire  dell’esordio appena citato, ho continuato a scrivere poesie a intermittenza soprattutto, come succede un po’ a tutti, durante l’adolescenza e nel periodo dei primi amori e dei primi dolori. Circa quattro anni fa, vicende personali molto dolorose hanno però generato in me un cambio radicale d’atteggiamento nei confronti della poesia. La scrittura è diventata una necessità quotidiana, cominciando a invadere spazi sempre più ampi e più importanti della mia vita. E mentre fino a quel momento custodivo gelosamente quel che scrivevo, ho aperto una pagina Facebook e ho iniziato a pubblicare lì le mie poesie, anche se sotto pseudonimo, per pudore.

  1. Alcuni scrittori sono metodici, rileggono spesso i loro lavori altri invece scrivono di getto e si affidano al momento dell’ispirazione, tu che tipo di scrittore sei?

Per quanto riguarda la poesia, appartengo sicuramente al secondo tipo. Nella mia esperienza, la poesia è qualcosa che arriva misteriosamente. A volte è come scrivere “sotto dettatura”, senza il filtro del ragionamento, della riflessione, con urgenza, per non perdere il fluire delle parole che scorrono veloci nella mente; altre volte faccio da filtro e interprete ad emozioni, immagini e suggestioni che per tutto il giorno mi hanno inseguita alla ricerca di una forma scritta.

Diverso è, per altre forme di scrittura. Quando ad esempio scrivo un articolo (curo una rubrica di Poesia su librinews.it) dedico molto tempo alla ricerca, alla rilettura e alla limatura.

  1. Hai già pubblicato dei libri? Quali?

Sì, ho pubblicato tre libri. A maggio 2017 ho pubblicato la mia prima silloge, “Vennero i giorni”, Edizioni Progetto Cultura. Un diario poetico che racconta otto mesi di giorni diversi.
Il mio secondo libro, “Universi femminili”, Herald editore, raccoglie poesie che parlano della vita, dei problemi e della forza delle donne, di stereotipi di genere, di amori malati, di violenza e femminicidio, di donne migranti. E’ stato presentato a dicembre 2018 presso la Casa internazionale delle donne di Roma. Ad aprile 2019 è uscito il mio ultimo libro, “Parole nude”, edizioni Montag. Poesie nate da un fluire libero di pensieri ed emozioni, da una fretta di trovare forma ed evidenza prima di svanire nell’oblio.

  1. Quando hai deciso di pubblicare e perché?

Ho sempre avuto pudore a far leggere le mie poesie, quindi non avrei mai pensato di poterle pubblicare. Il primo passo è stato postarle su Facebook, anche se anonimamente. Poi è arrivato qualche incoraggiamento e pian piano ho iniziato a prendere in considerazione l’idea. Mi sono proposta ad alcune piccole case editrici e, dopo aver scartato tutte quelle che chiedevano un contributo economico, ho ricevuto una proposta seria dall’editore Progetto Cultura di Roma.

  1. Come nasce il tuo ultimo libro e come hai scelto il titolo?

Partecipai a un concorso di poesia promosso dalla casa editrice Montang. Non lo vinsi, ma le mie poesie piacquero e mi proposero la pubblicazione. Il titolo, “Parole nude” nasce dal fatto che si tratta di poesie molto intime, sincere, che mi mettono a nudo.

Flavia Novelli Parole nude
Flavia Novelli Parole nude
  1. Quando scrivi, immagini per chi stai scrivendo?

Solo se sto scrivendo per una persona specifica, altrimenti non ho in mente un lettore o una lettrice “tipo”, nel senso che non scrivo pensando al fatto che qualcuno mi leggerà. Se lo facessi probabilmente mi inibirei e non scriverei più nulla.

  1. Da lettore, quali libri preferisci?

Ovviamente mi piace leggere poesia, ma amo anche la narrativa e la saggistica. Ultimamente mi sto appassionando anche agli epistolari, da quello fra Cvetaeva, Parsternak e Rilke, al carteggio fra Virginia Woolf e Sackville-West o tra Ingeborg Bachmann e Paul Celan.

  1. Progetti futuri?

Da quando ho cominciato a pubblicare le mie poesie sui canali social (FacebookInstagramTwitter ) sono solita abbinare parole e immagini. Mettere insieme le due visioni – quella evocata dall’immagine e quella espressa con le parole – è per me una sfida affascinante, perché può generare nuovi e imprevedibili mondi interpretativi.

Prima di pubblicare una poesia sui miei account social, la ricerca dell’immagine adatta mi richiede spesso una cura e un’attenzione non minore di quella impiegata nella scrittura; altre volte, invece, le suggestioni generate da un’immagine mi rincorrono per tutto il giorno ed è quindi dalla visione di una foto o di un quadro che prende vita una poesia. 

Mi è successo così di imbattermi su Instagram in un gruppo di fotografi amatoriali e di lasciarmi ispirare da alcuni loro scatti. Dal reciproco apprezzamento è nata l’idea di unire in un libro, a cui stiamo lavorando, le loro fotografie e le mie poesie.

  1. Scegli una citazione che rappresenti il tuo rapporto con la scrittura.

Una poesia della poetessa bulgara Blaga Dimitrova: 

“Nessuna paura

che mi calpestino.

Calpestata, l’erba

diventa un sentiero.” 

 

Perché è dalle ferite, dalla sofferenza, che, come sentieri, nascono i versi.

Flavia Novelli

 

Per chi volesse rimanere aggiornato sulle sue attività questo è il suo sito:

Più o meno poesia https://flavianovelli7.wixsite.com/website

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