“Secondo me nella vita tutti siamo “vittime” di forze maggiori, situazioni ed eventi non direttamente imputabili alla nostra volontà che in un modo o nell’altro ci mettono davanti sempre a delle scelte. Siamo noi a decidere quale strada del bivio percorrere. La chiave per fare questo ovviamente è la consapevolezza”.
Questo e tanto altro ci ha raccontato la scrittrice Giada Strapparava in questa speciale intervista.
Bentornata su scritto.io, Giada! I lettori hanno atteso impazienti questo secondo romanzo, col quale ancora una volta ci hai fatto fare un viaggio introspettivo, perciò ti chiedo subito: al di là dei protagonisti del tuo “Sincronia colpevole”, gli uomini hanno sempre la “colpa di aver scelto chi essere” nella vita?
Carla, sono molto felice anch’io di ritornare a parlare con te. È sempre una grande emozione dialogare con chi, dei tuoi romanzi ne coglie l’essenza più celata, ma veniamo al dunque. Secondo me nella vita tutti siamo “vittime” di forze maggiori, situazioni ed eventi non direttamente imputabili alla nostra volontà che in un modo o nell’altro ci mettono davanti sempre a delle scelte. Siamo noi a decidere quale strada del bivio percorrere. La chiave per fare questo ovviamente è la consapevolezza. La consapevolezza di ricordarsi da dove si proviene. Quindi la mia risposta è sì.
Ci presenti i protagonisti del tuo libro, quelli che definisci “due persone accomunate dallo stesso tipo di guerra interiore”?
“Sincronia Colpevole” viaggia con due voci narranti ben distinte. Da una parte troviamo Daniel, un senzatetto di sessant’anni, dall’altra Connor un bambino di dieci anni. Due generazioni a confronto accumunate dagli stessi tipi di fardelli e dolori. Entrambi vittime di un sistema, un circolo vizioso pronto a divorarli nel dolore e nel senso di colpa.
Hai rappresentato alcune fragilità umane facendole incarnare da due categorie specifiche di persone, di per sé deboli nella nostra società: è stato frutto di ispirazione o c’è qualcosa di specifico che ti ha portato a questa scelta?
Ho voluto lavorare su un tema che tocca moltissimo la società moderna. Un tema che a volte lascia paralizzati ma che purtroppo è la quotidianità per molte persone. Un modo per addentrarmi nei meandri di questo tormento e poter dare speranza a chi non ha voce per farlo.
Sappiamo che hai deciso di dedicarti a specifici corsi formativi per affrontare le tematiche delicate che tratti, ci racconti in cosa consistono e quali sono i tuoi prossimi progetti?
Certamente. Come dici tu sto affrontando diversi corsi propedeutici a ciò che poi vado a elaborare all’interno dei miei romanzi. Da circa due anni sto frequentando un corso base di psicologia criminale, mentre pochi mesi fa ho concluso quello relativo alla psicologia del disegno infantile ma il motivo e l’utilizzo di questo corso per il momento rimane top secret. L’idea di continuare a farne e di rimanere sempre con il naso nei libri a studiare c’è. Anche perché le idee per nuovi romanzi non tardano ad arrivare e le trame, nonché le tematiche sono sempre più complesse e ho bisogno di tutta la preparazione possibile.
Noti differenze nel tuo approccio alla scrittura rispetto al tuo primo romanzo?
Sicuramente sto subendo un’evoluzione da diversi punti di vista. “L’egoismo del respiro” oltre a essere il mio primo lavoro, rappresenta comunque il primo approccio che ho avuto con l’editoria ed ero poco più che una ragazzina. Noto che la mia scrittura rimane sempre ricca di descrizioni e di questo ne vado molto fiera perché amo far sentire il lettore il vero protagonista del romanzo.
Scegli una citazione che rappresenti te.
Mi piace la gente che sa ascoltare il vento sulla propria pelle, sentire gli odori delle cose, catturarne l’anima. Quelli che hanno la carne a contatto con la carne del mondo. Perché lì c’è verità, lì c’è dolcezza, lì c’è sensibilità, lì c’è ancora amore.
-Alda Merini.-
Scegli una citazione che rappresenti il tuo rapporto con la scrittura.
“Non c’è niente di speciale nella scrittura, devi solo prendere in mano la penna e metterti a sanguinare.”
(Ernest Hemingway)