“Se la scrittura è una forma d’arte, lo scrittore deve sentirsi artista e dunque, come tutti gli artisti, deve innanzitutto appagare il proprio
ego. Giocoforza, i sentimenti che emergono durante la fase creativa vanno dal compiacimento di fronte ad un’intuizione notevole, allo
sconforto nei momenti di scarsa ispirazione. Una sorta di giro sulle montagne russe“.
Abbiamo intervistato per Voi lo scrittore Gerardo Monaco, scoprite cosa ci ha raccontato.
Benvenuto, Gerardo! Vuoi raccontare ai lettori di scritto.io quando e perché hai cominciato a scrivere?
Molti autori sostengono di scrivere per passione. Personalmente, ritengo di scrivere per attitudine. La facilità di scrittura è una dote che mi è stata riconosciuta fin dai tempi del liceo. Negli anni, la mia occupazione principale, ossia l’esercizio delle professioni legali, mi ha portato a confrontarmi con la scrittura in maniera quotidiana. Ovviamente, i tecnicismi del linguaggio giuridico lasciano poco
spazio all’aspetto estetico e alla profondità del pensiero, per cui ho deciso di confrontarmi con una forma di scrittura che ne esaltasse
principalmente la componente artistica e creativa.
Come nasce il tuo ultimo libro e come hai scelto il titolo?
Il mio ultimo libro è una conseguenza naturale del precedente. Avendo debuttato con un romanzo di genere horror, la ricerca
esasperata del “brivido” ha inevitabilmente connotato anche la seconda opera.
Il punto di rottura fra i due lavori sta nella contrapposizione fra il surrealismo della prima storia e la distopia verosimile della seconda.
Il titolo nasce dall’esigenza di puntare il fuoco sulla protagonista del romanzo, psicanalizzata, più che descritta, durante la stesura
dell’opera.
Cosa provi durante la fase creativa?
Se la scrittura è una forma d’arte, lo scrittore deve sentirsi artista e dunque, come tutti gli artisti, deve innanzitutto appagare il proprio
ego. Giocoforza, i sentimenti che emergono durante la fase creativa vanno dal compiacimento di fronte ad un’intuizione notevole, allo
sconforto nei momenti di scarsa ispirazione. Una sorta di giro sulle montagne russe.
Da dove nasce la tua ispirazione?
Senz’altro dalla vita di tutti i giorni. Mi piace ascoltare le notizie al telegiornale ed immaginarle come la punta di un iceberg. A quel
punto, mi viene voglia di ricostruire tutto il sommerso, lavorando di fantasia.
Quando scrivi, immagini per chi stai scrivendo? Quale lettore speri di raggiungere?
Più che altro, mi piace immaginare le reazioni del lettore, chiunque esso sia, nei suoi vari momenti di confronto con la storia.
È bello credere che il lettore associ l’essenza della storia alle peculiarità dell’autore, sforzandosi di ricostruirne la personalità.
Vorrei che i miei libri diventassero dei veri e propri biglietti da visita per chi non mi conosce ancora.
Progetti letterari futuri, sogni, idee da attuare per la tua vita?
Per quanto sia brutto dirlo, il mercato editoriale è fatto soprattutto di numeri. Ogni progetto futuro deve fare i conti con i risultati che si
ottengono di volta in volta. Mi piacerebbe continuare a scrivere, ma questo desiderio passa necessariamente attraverso la conquista di visibilità ed attenzione da parte del pubblico. Non è facile emergere.
Scegli una citazione che rappresenti te.
Amo dedicarmi alle persone care, soprattutto in loro assenza. Sotto tale profilo, mi definisco una persona generosa. Ecco perché la citazione che più mi rappresenta è probabilmente la seguente:
“La cosa più preziosa che puoi ricevere da chi ami è il suo tempo. Non sono le parole, non sono i fiori, i regali. E’ il tempo. Perché
quello non torna indietro, e quello che ha dato a te è solo tuo, non importa se è stata un’ora o una vita”.
(David Grosmann)
Scegli una citazione che rappresenti il tuo rapporto con la scrittura.
“La scrittura è la pittura della voce.”.
(Voltaire)