Recensione CHIEDI ALLA POLVERE di J. FANTE EINAUDI
Una polvere di romanzo
Nella mia esperienza di lettrice, l’istinto mi ha sempre suggerito di tenermi alla larga dai libri troppo osannati. Non so il motivo. Fatto sta che la maggior parte delle volte in cui non do retta all’istinto e mi arrischio a leggere uno dei suddetti libri, ne rimango delusa. E questa è stata una di quelle volte. A spingermi a leggere CHIEDI ALLA POLVERE fu il fatto che parlava di uno scrittore che tentava di sfondare. Non sto a descrivervi la mia delusione nel ritrovarmi di fronte a un personaggio a dir poco mediocre, “né carne né pesce” come lui stesso si definisce. Arturo Bandini, infatti, è uno scansafatiche che dice di voler diventare un grande scrittore, ma non mette il minimo impegno per realizzare il suo “sogno”. Passa le sue giornate oziando per strada o a fissare il foglio bianco in attesa di un’ispirazione che non arriva mai, per mantenersi chiede i soldi alla famiglia lontana e, come se non bastasse, corre dietro a una ragazza che non se lo fila per niente e con la quale fa spesso la figura dello scemo. Non ho trovato nulla nemmeno riguardo gli italoamericani di prima generazione, la qual cosa, dicono i critici, dovrebbe fare da sfondo ai libri di questo autore. Tutto il romanzo risuona dell’infatuazione di Arturo per Camilla, facendolo assomigliare più a un romanzetto rosa di quart’ordine che al grande classico decantato dalla critica. Quanti leggeranno questa recensione, probabilmente, saranno in disaccordo con il giudizio che ne do, ma purtroppo così stanno le cose. Leggere questo libro è stata una fatica di Sisifo, con quello stile irritante che fa perdere continuamente il filo del discorso e quei personaggi mediocri e snervanti. Insomma, lo sconsiglio vivamente poiché è una lettura tutt’altro che piacevole.