Recensione PRESENZA OSCURA di W. Dorn Corbaccio
Quella maledetta “buona” azione
Ogni azione comporta delle conseguenze. Un concetto, questo, tanto semplice quanto antico. L’uomo ha a che fare con esso dalla notte dei tempi e, per darsi l’illusione di poterlo controllare, gli ha dato miriadi di nomi. C’è chi lo chiama “Karma”, chi “destino”, chi “sorte”, altri ancora lo chiamano “volontà divina”, se non addirittura “punizione divina”.
Tanti secoli sono passati, eppure l’uomo continua a non voler capire che è a causa dei suoi stessi delitti se “più del dovuto ha dolori”, come diceva Omero, addossando la colpa di tutto ad entità soprannaturali. Tutto pur di non ammettere che è l’uomo stesso l’artefice. Da quel punto di vista, l’umanità è ancora bambina e non credo che mai crescerà.
Il libro che mi accingo a recensire si basa proprio sul concetto con cui si apre la recensione: un’azione commessa tempo prima che ricade sulla giovane protagonista e i suoi amici.
Nikka muore per ventuno secondi e, una volta ripresasi, scopre che la sua migliore amica è scomparsa. Pur di ritrovarla non risparmia energie, ma basterà il suo sangue freddo a riportare indietro l’amica o l’impresa esigerà un prezzo troppo alto per una ragazzina di sedici anni?
Ma questo non è che l’inizio e il tema suddetto non è l’unico trattato dal romanzo.
Il libro, infatti, affronta un argomento di cui si parla raramente, anch’esso a fianco dell’uomo dalla notte dei tempi, tanto terribile quanto affascinante: cosa ci aspetta dopo la morte? Si va nel paradiso di cui parla la religione o semplicemente non c’è nulla?
Non è la prima volta che mi imbatto in un libro che parla di un argomento del genere. Qualche anno fa mi capitò tra le mani un libro che raccoglieva testimonianze di persone provenienti da ogni parte del mondo che avevano vissuto un’esperienza pre-morte. Erano andate e tornate dall’aldilà. Le suddette persone non si conoscevano, appartenevano a culture tra loro diversissime, eppure i loro racconti combaciavano. Che cosa vorrà dire? Che esiste davvero l’aldilà o che è solo una reazione chimica messa in moto dal cervello?
L’autore della raccolta di testimonianze opta per la prima ipotesi. L’autore di PRESENZA OSCURA dice, nei ringraziamenti, di aver bisogno di una prova circa l’esistenza di un aldilà.
Il modesto parere della scrivente? Innanzitutto, quanto a quel che i “tornati dall’aldilà” dicono di aver visto, potrebbero essere vere entrambe le ipotesi. Il fatto che il cervello metta in atto dei meccanismi per rendere il trapasso meno traumatico non esclude che dentro di noi ci sia un’anima che si invola verso un altro mondo. Una prova tangibile non la avremo mai, su questo non nutro il minimo dubbio. La scienza non è altro che la scoperta di ciò che già esiste e non conoscerà mai tutti gli esiti. Ci sono cose che l’intelligenza umana, da sola, non può comprendere. All’esistenza o meno di un aldilà non si può fare altro che credere o non credere, e questa è una grande sfida per l’umanità: provare a credere in qualcosa semplicemente per fede, senza prove che ti dicano di sì o di no. Può sembrare una regressione, ma se ci si pensa bene è un progresso, in quanto comporta l’accettazione del fatto che siamo creature limitate e ciò allieverebbe la nostra superbia.
Infine, più che interrogarsi sull’esistenza o meno di un aldilà, la cosa migliore da fare è concentrarsi sulla vita, godendone ogni attimo.
Come disse una donna molto saggia, la vita è il regalo dei regali, nascere il miracolo dei miracoli. In breve la vita è un bene prezioso, che va sempre apprezzato, anche quando ci mette duramente alla prova. Perciò facciamo di essa un’opera d’arte e forse, un giorno, quando non saremo più, sulla terra non rimarrà solo un guscio vuoto.