Che tutte queste luci abbiano
radici finissime
da portarti dentro un prato secondario della tua fronte
sembra anche a te
incredibile ?
Radici che riempono il vagone
carico d’insoddisfazione
perdono l’attimo del maremoto che sta qua
e sono unite alle farfalle sulle piante
dei fiori del garden e dei Lillà.
Che strano
vero ?
Di vibrazioni, tutto sommato, ne ho bisogno sulla pelle
me le mangio
ma non bastano mai, tu hai imparato a tirarmi dappertutto
di continuo, ti ci affacci dentro e scompari
e noi rimaniamo a guardarti
come piacevoli somari
che del carico hanno avuto quella tara
da portare sul cuore. Ricordi
il micidiale gelo ?
Sule aveva le ossa che non rispondevano ai muscoli
i dolori sopraggiungevano da dentro
erano infiniti
ti ricordi, che buffa che era
nessuna sincronia e tu te ne andavi
ogni volta via.
Di quante volte tu sia stata
scommessa e piattino
quante volte pure io
mi ritrovo un soldo in tasca, pure tu.
Comincio dai miei scarti pure io
pure tu sei fuggita troppe volte
pure io con la colla in mano ma perdevi tutto
ugualmente.
Pure io non torno mai sul punto di partenza
passando per il fondo, ci si abitua
al fondo, ci si abitua, pure tu ammazzi le parole
innaffiandole con gocce di sangue
e
rumore al momento.
Pure io dimentico che la vernice è un cambio di mutande
pure tu senza quel momento dimentichi in fretta i passi precedenti
pure io
pure io eccetto me
che siamo triturati
in macine differenti pure tu
che si uniscano muscoli e grassi come primo alimento
pure io ho sonno a pensarti ho sonno per me
pure tu sei senza confini
pure io
pure tu.