Più di una volta
ho seduto stremata
sul ciglio di un pianto
a guardare i miei argini
divelti dall’uragano
Più di una volta
ho cavalcato la mia anima
imbizzarrita dal dolore
incandescente, infuocata
e meramente oltraggiata
dalla crepitante vampa
del nulla distruttivo
Più di una volta
l’ostico vivere
mi ha insidiato arrogante
affossandomi perverso
dentro madide agonie
rendendomi esangue
al suo crudele artificio
Più di una volta
alla cieca ho cercato
la mia residua fermezza
per ammansire la belva
e lanciarmi impavida al galoppo
verso una novella aurora
e orizzonti più fidenti
E più di una volta
è da lì che riparto di nuovo
quando il cerchio si chiude
e si riapre imperterrito
ritrovandomi barcollante
a briglie sciolte sull’anima
a domare ancora il dolore
a invocare il coraggio
a guardare lontano
verso nuovi princìpi
Più di una volta
ho soggiaciuto indefessa
a edificar terrapieni
per contenere le onde
minacciose e incombenti
ed è ciò che farò
finché ho un’oncia di vita
perché è una dura perizia
il mestiere di vivere
senza sosta ne plausi
fino al sommo tramonto
Sabry