Oggi abbiamo intervistato la scrittrice Pina Simonetti, autrice del libro “Il paese dei balocchi”, recentemente pubblicato dalla Nuova Santelli Editore.
Benvenuta Pina, parlaci brevemente della tua vita: di cosa ti occupi? Cosa sogni? Dove vivi?
Quando ero bambina giocavo a parlare lingue straniere, ovviamente immaginarie. Sono sempre stata incuriosita dagli altri, ricordo che mi chiedevo spesso cosa stessero facendo dall’altra parte del mondo. Così ho scelto di studiare lingue per avere l’opportunità di viaggiare. In effetti è grazie al mio percoso universitario che ho vissuto prima in Germania, con l’Erasmus, poi a Londra e dopo ancora in Australia, con il progetto Overseas. Attualmete vivo a Barcellona, città che amo, dove, per mantenermi, lavoro par time in un call center e mi dedico alla scrittura e al teatro. Sogno di non perdere mai la voglia di mettemri in gioco. Mi piacerebbe un giorno poter vivere solo delle mie passioni, che sono quelle a definirci e a renderci felici.
Se ripensi a quando hai cominciato a scrivere, cosa ti viene in mente?
Me, da ragazzina, avrò avuto dodici anni. Comprai un quadernino a quadretti con una copertina accattivante e decisi che avrei scritto un libro.
Quanti libri hai pubblicato?
Il paese dei balocchi è il mio primo romanzo pubblicato per adesso, ma ne ho in cantiere altri.
Di cosa tratta Il paese dei balocchi ?
Il paese dei balocchi è un romanzo nato dalla voglia di riportare nero su bianco il processo di trasformazione personale che induce un’esperienza multiculturale come l’Erasmus. Spesso la parola Erasmus è associata a feste, alcol e grandi sbornie. Bene, non si tratta solo di questo. Il paese dei balocchi è un romanzo che va oltre la facciata strampalata di questa esperienza e descrive le emozioni dalle quali un gruppo di ragazzi e ragazze si lascia trasportare. Un viaggio fisico, ma soprattutto introspettivo. Si decide di partire per caso, magari per gioco e per semplice curiosità. Si accetta la borsa con il cuore a mille. Prima della partenza si è invasi da crisi di ansia e di paura. Poi si va, a volte soli e a volte in compagnia. Si chiude la valigia e si parte. I primi passi nella nuova università, i primi incontri e confronti, ognuno/a con il proprio bagaglio culturale che incuriosisce gli altri e stupisce sé stessi.Si è poi travolti da un mare di pensieri e nuove considerazioni. All’improvviso cambiano i concetti di normale, di giusto e sbagliato, di stile di vita. Le giornate si inseguono veloci eppur sempre diverse.Nel frattempo si avrà pianto, riso e gridato di rabbia. Ci si sarà innamorati, saranno nate amicizie speciali. Poi un bel giorno ci si guarda allo specchio e a stento ci si riconoscerà.Allora si ripenserà ai timori del pre-partenza, ai dubbi e a ciò che sembrava importante e non si voleva lasciare, anche se solo per un semestre o per un anno. A quanto tutto sembrasse impossibile e rischioso. Al ritorno invece ci si guarda indietro pensando a quanto sarebbe stato pericoloso restare fermi.
Ci racconti da dove nasce la tua ispirazione?
I libri esercitano su di me un forte fascino, in effetti sono una gran lettrice, e da sempre ero alla ricerca di una storia da scrivere. Il viaggio Erasmus mi ha dato, fra le altre, anche questa opportunità. Sempre circondata da gente diversa le cui vite, vuoi per diversità culturale, vuoi per l’originalità di alcune di loro, hanno scosso la scrittrice latente che da sempre era in me ed ora spero di non fermarmi più.
Scegli una citazione che rappresenti te.
Guardava quelle piccole lucine laggiù sotto un cielo imponente e, cullata dal rumore costante e paziente dei motori dell’aereo, si sentiva viva. Capiva che quella era la sensazione per la quale la sua vita assumeva un senso, la vista dell’orizzonte, la prospettiva di arrivare in un posto nuovo, l’adrenalina le scorreva nelle vene e la faceva sorridere soddisfatta. Seduta su un aereo sembrava che i suoi pensieri, le sue preoccupazioni si rimpicciolissero, da lassù tutto sembrava più facile. (cit. Il paese dei Balocchi)
Scegli una citazione che rappresenti il tuo rapporto con la scrittura.
“Sono stato tutta la mattina per aggiungere una virgola, e nel pomeriggio la ho tolta.” (Oscar Wilde)
Grazie, Pina!