“Essere speciale ed essere maledetto coincidono spesso”, ci ha detto.
Come promesso, ecco l’intervista allo scrittore Nicola Brizio, autore del libro Fame Plastica.
Benvenuto Nicola, parlaci brevemente della tua vita: di cosa ti occupi? Cosa sogni? Dove vivi?
Sono uno scrittore che nei periodi di crisi creativa si dedica al cinema e al giornalismo, cerco di sognare il meno possibile perché fatico a riprendermi dalle delusioni e dopo aver girovagato un po’ per il continente sono tornato a vivere a Bra, in Piemonte.
Se ripensi a quando hai cominciato a scrivere, cosa ti viene in mente?
Mi ricordo tutte le pagine strappate e buttate via, tutte le volte che mi sono detto che arrivare al fondo del libro sarebbe stato troppo difficile, che occorreva troppa costanza. Però mi ricordo anche il senso di liberazione, il piacere che mi invadeva il corpo quando le parole iniziavano a incastrarsi una dietro l’altra fino a riempire i fogli. Scrivere a volte è sofferenza ma anche grande soddisfazione.
Quanti libri hai pubblicato?
Uno, per ora.
Di cosa trattano i tuoi scritti?
Fame Plastica, e più in generale tutti i miei scritti, sono una proiezione della società nella quale ci troviamo a vivere in un futuro nemmeno poi così prossimo. Mi piace prendere le magagne dei giorni nostri e metterle sotto una specie di lente d’ingrandimento, amplificarle o distorcerle provando ad immaginare come saranno a distanza di una paio di generazioni.
Ci racconti da dove nasce la tua ispirazione?
In primo luogo, credo, dalla curiosità. Faticherei molto a scrivere quello che scrivo se non fossi immensamente curioso. Poi c’è la lettura che è la mia grande passione e che inevitabilmente finisce per contaminare anche solo in minima parte quello che scrivo e infine un pizzico di vita vissuta che è l’elemento più difficile da dosare.
Scegli una citazione che rappresenti te.
L’inferno sono gli altri.
Scegli una citazione che rappresenti il tuo rapporto con la scrittura.
Essere speciale ed essere maledetto coincidono spesso.
Grazie, Nicola!