Metà settembre, cineree nuvole
Pioggia violenta, strade fiumi
Formicai d’ombrelli, i marciapiedi.
Le rondini lontane, l’inverno in un baleno,
Aumentato il freddo, più corte le giornate
La legna nel camino, le candele sul comodino.
Nella tazza tè ormai freddo, la testa alla finestra
Il mondo escluso, gli scuroni serrati
Il buio dentro, fuori le insegne accese
Estasiato d’un sogno d’orgasmo di vita
Ma limitato all’immaginazione;
Il vetro opaco, tanti i sospiri.
Gli occhi sulla fugace folla,
In bocca nessun verbo, io
Presente nella mia immobilità.
Minore il desiderio della meta
rispetto all’estasi dell’infinito?
Meglio l’attesa; chiuso; non l’uscita?