
Prima di proporvi l’intervista realizzata ad Elena Midolo vorremmo introdurla con questa sua piccola biografia in cui si racconta:
“Scrivere è un canale che consente alla mia anima di manifestarsi nel suo aspetto creativo ma è
anche una modalità per comunicare agli altri un pizzico di me stessa; quella parte nascosta di me
che, per intravederla e conoscerla, bisogna tirarla fuori da ogni parola, dalla punteggiatura… da tutto
ciò che costruisce ogni singolo rigo di un racconto o di un romanzo oppure ogni verso di una
poesia.
Sebbene io scriva da… sempre, ho voluto dedicarmi con maggior impegno alla scrittura alcuni anni
fa. Mi piace soffermarmi sulla spiritualità dell’essere umano ed amo inventare situazioni e
personaggi che vivono la quotidianità senza discostarmi tanto dalla realtà che ogni essere senziente
vive.
I miei romanzi sono ambientati in Sicilia, che è la mia isola natìa, e il mare è l’elemento che
caratterizza o sfiora molte mie opere perché amo il mare, che lambisce la città in cui sono nata,
Siracusa, e nella quale ho vissuto pochi anni ma che attualmente frequento spesso. Ho abitato in
diverse località ma quelle che mi sono rimaste nel cuore sono Comiso e Noto, respirate e apprezzate
in periodi differenti dell’infanzia e dell’adolescenza. Tuttavia ogni luogo in cui ho avuto il piacere di
abitare ha lasciato in me tracce indelebili che mi hanno consentito di relazionarmi con usi, costumi
e mentalità diverse ma soprattutto di relazionarmi con me stessa.”
Elena Midolo
Ora che vi abbiamo mostrato un po’ chi è la nostra scrittrice Elena Midolo, pubblichiamo la sua intervista, buona lettura!
1. In che momento della giornata preferisci scrivere?
– Mi piace scrivere di mattina, quando sono sola, ma capita di scrivere in qualsiasi momento della
giornata in base a pensieri, riflessioni o idee che si presentano alla mente e che non voglio lasciarmi
sfuggire.
2. Preferiresti un no sincero o un sì a fin di bene?
– Preferisco un no sincero, anche se potrebbe far male, in qualsiasi situazione della vita o da parte di
persone per me importanti.
3. Stili una scaletta prima di scrivere o segui l’ispirazione?
– Raramente stilo una scaletta (mi servo di una scaletta se devo seguire un filo logico cronologico),
generalmente seguo l’ispirazione per mettere a nudo l’autenticità dei miei pensieri o del mio stile
narrativo.
4. Quale lettore speri di raggiungere?
– Qualsiasi lettore abbia la curiosità di leggermi.
5. Cosa sceglieresti tra: Premio Strega o la vendita di 500.000 copie?
– Domanda difficile. Credo che il prestigioso Premio Strega sia un valido riconoscimento che
potrebbe portare al successo del libro ma potrebbe anche essere restrittivo ad una sola cerchia di
lettori, mentre un libro non premiato potrebbe essere molto venduto. Forse sceglierei il Premio
Strega.
6. Piccole case editrici indipendenti o note case editrici, e perché?
– Le note case editrici. Danno più visibilità ai propri autori e alle loro opere; ci sono lettori che si
soffermano a considerare che se un libro è edito da una famosa casa editrice è un buon libro senza
pensare che un buon libro potrebbe anche essere edito da una piccola casa editrice. Spesso però le
piccole case editrici, che chiedono la compartecipazione economica, non si occupano di
pubblicizzare il libro e l’autore; tuttavia se considerassero il libro un loro prodotto a cui dare
visibilità potrebbero trasformarsi da piccole a grandi case editrici.

7. Di cosa tratta il libro? Quanto contano le tue radici in quello che scrivi?
“Spiga di grano” è ambientato in una zona geograficamente inesistente della Sicilia; ad uno sfondo storico reale (periodo fascista) si mescolano i luoghi e la vicenda fantasiosa (e senza alcun riferimento a fatti realmente accaduti) di due donne, Agata e Rosetta, le cui vite scorrono su binari paralleli fino a quando, una sera, s’incontrano. Da quel momento le loro vite s’intrecciano e procedono su un’unica strada, non facile e colma di problematiche, soprattutto psicologiche. Vivranno forti emozioni ma sono destinate a separarsi. Accanto alle vicissitudini delle due donne si snoda la storia di un’altra donna, Teresina, all’apparenza non importante, che vive nell’ombra, che è la cameriera di don Calogero, padre di Agata e capo mafioso del paese. Teresina era una ragazzina povera che entrò a far parte della famiglia di don Calogero e che, crescendo, sviluppa un carattere forte e determinato assieme a sani valori morali, nonostante, in alcune occasioni,sfrutti la sua posizione di cameriera di un mafioso per ottenere certi favori. In un periodo storico in cui la gente si prepara ad affrontare il secondo conflitto mondiale, Teresina manifesta la sua volontà di cambiamento ma anche la sua vicinanza affettiva a Don Calogero, verso il quale prova un profondo senso di rispetto simile all’amore filiale.
Il romanzo è ricco di dialoghi fra i personaggi e povero di punti di vista del narratore; i personaggi si presentano quasi da soli man mano che la trama s’infittisce e il loro linguaggio è realistico, cioè rispecchia la dialettica siciliana. Alcune frasi sono espresse in dialetto siciliano per autenticare i personaggi e fornire alla fiction un alone di veridicità. Ovviamente la personalità di alcuni personaggi è strutturata sulla base delle mie conoscenze, da siciliana, sulla mentalità del passato che ha influenzato la mia formazione adolescenziale, sebbene la mia famiglia e gli ambienti socio-culturali da me frequentati avessero superato certe tradizioni, ma anche credenze, della Sicilia fascista e degli anni a seguire. Nello scrivere “Spiga di grano” ho mentalmente viaggiato all’indietro, cioè al periodo in cui era viva la mia nonna materna (nata a Siracusa nel 1920). Lei, quando ero bambina, mi raccontava come Siracusa avesse affrontato e vissuto il periodo mussoliniano. Molto ho ricordato del dialetto parlato da mia nonna e di certi valori morali ai quali mia nonna teneva molto. Indubbiamente le mie radici siciliane hanno influito molto sulla stesura del romanzo e nella formazione psicologica dei personaggi, sia maschili che femminili.
Elena Midolo
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