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IL PONTE D’ARGILLA di M. Zusak Frassinelli

Recensione IL PONTE D’ARGILLA di M. Zusak Frassinelli

 

Storia (stra)ordinaria di una famiglia

Un noto scrittore russo diceva “tutte le famiglie felici si somigliano, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo.”

Un’ analisi rapida e profonda di questo microcosmo che è l’oggetto principale del libro che mi accingo a recensire. La famiglia in questione è costituita dai cinque fratelli Dumbar, che conducono una vita più o meno normale finché il loro padre non ricompare per chiedere loro di aiutarlo a costruire un ponte. L’unico che accetta è Clay, il quarto fratello.

Comincia così la costruzione, tanto in senso letterale quanto in senso metaforico di un ponte che porterà ciascun membro di questa strana famiglia a guardarsi dentro e soprattutto a fare i conti con un passato doloroso.

I ponti, si sa, sono fatti per unire, ma nella loro costruzione sono importanti vari fattori, in primis il materiale che si sceglie. Viste le premesse, questo ponte riuscirà a fare quello per cui questo tipo di costruzioni esiste, nonostante la fragilità della materia prima? Riuscirà ad essere abbastanza robusto da resistere alla furia degli elementi e degli eventi e a colmare il profondo vuoto al quale deve porre rimedio?

Per scoprirlo non resta che tuffarsi nelle pagine di questo volumone.

Markus Zusak per me è una vecchia conoscenza. Di lui ho molto apprezzato e apprezzo tuttora Storia di una ladra di libri. Anche io sono il messaggero non è male. Per quanto riguarda questa sua ultima fatica, non è stato facile formarsi un’opinione in merito.

Quello in questione è un libro strano, difficile da interpretare e dallo stile si evince un tentativo dell’autore di superare sé stesso, di uscire dal tradizionale schema narrativo per avventurarsi nel terreno insidioso della suspense, tipica dei thriller. Un tentativo non molto ben riuscito, a mio parere. Come ho già detto, la suspense è un’arma insidiosa, difficile da usare e da dosare soprattutto, poiché quando non la si sa adoperare o se ne abusa, si finisce per omettere, nel racconto, elementi essenziali alla comprensione della trama e del suo significato e Zusak in questo errore è caduto.

Vi sono, infatti, parecchie pagine basate su fatti che l’autore chiarisce in seguito e il lettore si perde in capitoli basati sul niente.

Ho perso il conto delle volte in cui sono tornata alle pagine precedenti, credendo di non aver prestato abbastanza attenzione, quando, invece, non c’era che da andare avanti.

Per il resto, è un libro abbastanza buono e scorrevole, di quelli che si prestano di più ad essere riletti che ad essere letti. Non è scarso e non è eccelso. Una buona lettura per i pomeriggi interminabili.

 

 

 

 

SELENE LUISE

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