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Il Custode Della Piuma e Il Potere Della Rosa Nera di Simone Martino

Il Custode Della Piuma e Il Potere Della Rosa Nera di Simone Martino. Una saga acquistabile anche il un unico volume.

il custode della piuma

Samuele è un ragazzo come tanti. Lavora in un call center, ha un rapporto speciale con i suoi colleghi e vive un’intensa storia d’amore con la fidanzata Miriam,  traduttrice di testi da Lingue antiche. La sua vita sembra scorrere in modo quasi perfetto e forse anche un po’ monotono, fino a quando una notte assiste al suicidio di un giovane e da quel momento tutto cambia. Entrato in possesso, quasi per caso, di uno strano ciondolo, decide di accompagnare Miriam in un viaggio al Cairo, dove è stato ritrovato un antico libro. Il linguaggio del libro è incomprensibile persino alla ragazza, ma il giovane scopre invece di riuscire a leggerlo.

Inizialmente spaventato da questo potere, ha poi modo di parlare con l’Angelo Gabriel da cui apprende di essere il Custode della Piuma, capace di esaudire qualsiasi cosa a costo del sacrificio di qualcosa di caro.
Samuele deciderà di usare al meglio questa scoperta, ma ben presto si renderà conto che il prezzo da pagare sarà molto alto in un mondo parallelo in cui le sorprese non mancheranno, soprattutto quando si troverà a fare una scelta importante per la sua vita e ad affrontare battaglie epiche tra le forze del bene e quelle del male.
La trama di questa storia avvincente si snoda fitta ma scorrevole, corredata da ricchi riferimenti a simbologie antiche ed eventi storici, lasciando scoprire al lettore un finale inatteso.

Catturati da Tenebra, Samuele e Lucifero riescono a scappare dalle sue prigioni ma la loro fuga verrà fermata. Dopo un primo scontro con Tenebra la stella del Portatore di Luce verrà spenta e Samuele verrà salvato da Laura, che dietro falsa identità attuerà un patto segreto con Tenebra. Prima che la sua luce venga catturata dalla dimensione oscura, Lucifero riesce ad informare Samuele che la Lancia di Longino potrà salvare la sua Miriam dalla possessione. La sua ricerca lo porterà nella chiesa di Casa Professa dove padre Francesco lo sfiderà a confrontarsi con i tre specchi, solo in questo modo potrà avere ciò che cerca. Nel frattempo nella Dimensione Oscura Lucifero incontra Lilith, la prima donna, rinchiusa nell’oscurità da Tenebra per la sua fuga dall’Eden. Le due entità di luce e oscurità si uniranno in un unico essere creando un varco e un punto di fuga dalla dimensione oscura. Liberi dal quel luogo riusciranno a prendere possesso della Lancia, mentre Samuele attraverso gli specchi scoprirà la sua vera natura e l’essere che ospita dalla sua nascita. Una lotta contro il tempo, attraverso la verità e la speranza, una ragazza coinvolta in una storia tra realtà e fantasia si troverà a far parte di un disegno ben stabilito.

L’AUTORE

SIMONE MARTINO è nato a Palermo nel 1981. Si è diplomato in Ragioneria, ha studiato grafica conseguendo il diploma in tecnica della comunicazione multimediale, ha lavorato nel settore per due anni e poi è approdato al mondo dei call center, dove lavora da circa sette anni. Il Custode della Piuma” è il suo primo romanzo real fantasy che prosegue con Il Potere della Rosa Nera” il secondo capitolo della saga. Dopo aver concluso la saga si è cimentato in un romanzo storico ispirato a una storia vera. L’impronta del real fantasy resta comunque presente nel “IL SONNO ETERNO DEGLI SPIRITI” la sua ultima opera.

Vi lascio ad un piccolo estratto da 

CAPITOLO 7

Rientrammo in albergo per pranzare e darci una rinfrescata; alle cinque una macchina sarebbe venuta a prenderci.

L’emozione di vedere questo misterioso libro cominciava a farsi sentire.

Il tragitto non fu dei più comodi, le strade non erano di certo asfaltate e il caldo afoso peggiorava le cose.

Eravamo su una Jeep decappottabile; non si poteva parlare un granché lì dentro, visto che il rischio di ingerire insetti di tutti i tipi era molto alto.

Non sono certo un tipo da safari, Miriam questo lo sapeva bene e, incrociando il mio sguardo, trattenne un ironico sorriso.

Sicuramente la mia espressione facciale lasciava trasparire la mia inadeguatezza alle circostanze attuali, eppure pareva in qualche maniera soddisfatta, aveva apprezzato il fatto che l’avessi seguita, contro la mia stessa natura e i miei bisogni di comodità.

Arrivammo dopo circa un’ora. L’ingresso del museo sembrava quello di una chiesa; con le scalinate laterali e finestre con grate di ferro. Dava proprio l’idea di essere stato costruito pietra su pietra.

Vi era una piccola torre al di sopra dell’entrata; delle antenne televisive moderne stonavano un po’ con l’antichità della costruzione.

L’esterno non mi entusiasmò tanto quanto l’interno, lo stile rispecchiava molto i vecchi monasteri, con un atrio centrale all’aperto, circondato da un corridoio pieno di archi e colonne con al centro una fontana rettangolare.

Questa struttura venne costruita nel XVII secolo con la funzione di frantoio e di casa privata; ma nel 1919 il Mandato Britannico, proclamò la futura conversione del luogo in museo archeologico. Undici anni dopo venne costruito il museo.

Quante cose sapeva Miriam!

Restavo sempre affascinato quando mi parlava di storia, riusciva a trasmettermi molta passione.

Finalmente arrivammo al cospetto del misterioso e indecifrabile libro.

Con estrema delicatezza, Ariel lo estrasse dalla teca di metallo in cui era riposto, lo adagiò su di tavolo lì vicino e lo aprì.

Era abbastanza voluminoso, sembrava un Grimoire, la copertina era di un materiale scuro, composto da pietra e metallo, o perlomeno così appariva agli occhi di un inesperto come me. Indovinavo che quel materiale non era quello che sembrava.

Sul dorso della copertina vi erano delle ali, in stile egiziano, che sembravano tenere unito tutto il volume, sia nella parte superiore che in quella inferiore e al centro della copertina era incastonata una pietra ovale, bianca e opaca. Il libro, a prima vista, appariva integro e non consumato dal tempo. Miriam lo guardava estasiata, per lei esso incarnava un mistero irrisolto che doveva essere svelato, anzi, che lei doveva svelare.

Sistemato il reperto, Ariel ci lasciò soli a studiare il caso.

Mi posizionai in un angolo a guardare Miriam che, con grande cautela, incominciava a sfogliare le pagine.

Era ormai entrata nel pieno del suo lavoro, ed io ero lì ad ammirarla.

Mi sono sempre chiesto come dal nulla si potesse riuscire a tradurre una lingua mai conosciuta, avrei voluto chiederglielo; ma era talmente concentrata che non avrei voluto in alcun modo disturbarla.

Mentre lei sfogliava quelle pagine cercavo di intravedere qualcosa, decisi di avvicinarmi per guardare meglio.

«Vuoi sfogliarlo?»

«Posso davvero?»

Ero curioso di sentire tra le dita un manufatto antico; nei musei certe cose puoi solo vederle dietro un vetro, ma con lei potevo permettermi qualcosa di più.

«Sì, ma devi essere molto delicato, metti un paio di guanti, li trovi lì su quello scaffale.»

Indossai i guanti per evitare che le pagine venissero a contatto con fattori esterni compromettenti.

Miriam mi fece spazio e si allontanò per rispondere a una chiamata. Toccai la copertina. Quel materiale non mi era nuovo, lo avevo già sentito tra le mani… Ma dove?

Una stranissima sensazione di familiarità mi colse, spingendomi a continuare l’esplorazione del libro.

Toccai la pietra posta al suo centro, fui colto da un intenso smarrimento, avevo la testa pesante, il collo mi doleva, mi cominciarono a bruciare gli occhi.

Riuscii a specchiarmi nello schermo del mio cellulare.

I miei occhi avevano cambiato aspetto, la colorazione e la forma stavano mutando, l’iride da castana cominciò a schiarirsi toccando tonalità di verde azzurro e la pupilla era quasi scomparsa.

Mi mancò l’aria, mi girai verso Miriam per chiederle soccorso, ma non riuscivo ad emettere alcun suono, tendevo la mano verso di lei, come volessi sfiorarne la sagoma pochi passi distante da me, ma non riuscivo.

Ero come incatenato a quel libro che improvvisamente si aprì da solo.

Non vi erano spifferi né finestre aperte, eppure qualcosa aveva girato quelle pagine.

Mi avvicinai per vedere meglio.

Attraverso i miei occhi trasfigurati, ora riuscivo a leggere i simboli poco prima incomprensibili!

Le pagine a seguire riportavano una dettagliata descrizione delle componenti dell’oggetto, specificando la fonte della loro creazione, le caratteristiche spirituali, la mansione, il numero delle ali e delle piume e i vari poteri che li caratterizzavano.

Più andavo avanti, più mi rendevo conto che quelle caratteristiche mi ricordavano tanto le figure bibliche chiamate Angeli.

Non riuscivo a spiegarmi ciò che mi stava accadendo, ero sorpreso e spaventato, sudavo freddo, mille sensazioni percorrevano il mio corpo e la mia mente. Sentii un peso al collo, qualcosa mi tirava verso il basso: il ciondolo.

Ecco dove avevo già visto un materiale simile! Lo portavo al collo senza rendermene conto!

Il libro cominciò di nuovo a sfogliarsi arrivando all’ultima pagina.

La copertina interna era spessa, riportava una fessura della stessa forma del mio ciondolo, era come una porta in attesa, da secoli, di essere aperta da una chiave.

Tolsi dal collo il pendente e lo inserii all’interno di quella fessura; le parti combaciavano alla perfezione.

La copertina interna cominciò a ritirarsi, lasciando visibile un doppio fondo nascosto. Al suo interno c’era una grossa piuma bianca che emanava una straordinaria energia.

Sentivo dentro di me una sensazione di turbamento, tanto che mi sentii soffocare.

Tolsi i guanti per prenderla, avevo il cuore in gola, agivo come se qualcuno guidasse i miei gesti. Non feci in tempo a toccarla che cominciò a fluttuare da sola, senza nulla che la sostenesse.

Non credevo ai miei occhi, si collocò sospesa dinanzi a me, allungai la mano per toccarla; appena la sfiorai una forte luce mi invase per pochissimi secondi; era talmente abbagliante che dovetti chiudere gli occhi. Una volta riaperti la piuma era scomparsa. Sentii i tacchi di Miriam avvicinarsi, la telefonata era finita.

Cosa avrebbe detto vedendomi in quello stato? Presi il ciondolo dal libro e mi guardai nello schermo del cellulare. I miei occhi erano tornati come prima e il libro si era chiuso da solo.

«Tutto bene?»

«Ehm… Sì, perché?»

«Mi sembri agitato… Sei sudato, ti senti bene?»

«Miriam, non puoi capire!»

Di colpo mi fermai, la memoria per pochi istanti mi riportò alle parole di quella donna incontrata al mercato. “Possano i tuoi occhi vedere ma la tua bocca non proferire, tu sei l’unico che può leggerlo e custodire l’oggetto che cela dentro di sé”.

Ebbi la consapevolezza che quello che mi era successo e quella frase fossero in qualche modo collegati tra loro.

Ritornato in me, dissi:

«Non puoi capire il caldo che sento, qui si soffoca!»

«Beh, sì, ma sapevi che temperature avremmo trovato… Comunque non ti preoccupare, tra poco andiamo.»

«Chi era al telefono?»

«Era Melahel Renìe, domani mattina mi porteranno sul luogo dove hanno rinvenuto il libro, magari troveremo qualcosa che mi potrà aiutare nella traduzione del testo. Farà molto caldo, pensi di farcela?»

«Ti dispiace se non vengo? Non vorrei essere d’intralcio, preferisco rimanere in albergo con l’aria condizionata al massimo.»

«Immaginavo! Tranquillo, effettivamente, tra afa e polvere non ti ci vedo proprio!»

Ci guardammo e ridemmo. L’abbracciai forte.

«Sai quanto ti amo, vita mia?» «Mi ami. quanto ti amo io.» «Naaa! Io ti amo di più.»

«Convinto, eh?»

Quello sguardo birichino mi faceva impazzire.

«Chiamo Ariel, così andiamo via. Devo richiedere delle fotocopie delle pagine del libro, in questo modo evitiamo di maneggiarlo troppo, e posso portarmele con facilità sul sito archeologico. Domani mattina potrebbero servirmi.»

«Puoi fartene fare due copie? Mi piacerebbe averle pure io, credi sia possibile?»

«Ma che te ne devi fare?»

«Mah, così! Vorrei mostrarle ai miei amici. Si può fare?»

«Credo di sì, non ci dovrebbero essere problemi.»

Le stavo mentendo, era forse la prima volta e soprattutto per una cosa così importante.

Avvertivo dentro di me il classico groppo in gola del crescente senso di colpa, ma in qualche maniera mi sforzavo di convincermi che per il momento era la cosa giusta.

Prima di dirle qualcosa, dovevo capire che cosa mi era accaduto, se fosse una magia o che altro di simile, ma soprattutto, se tutto ciò non potesse essere pericoloso.

Non volevo che Miriam rischiasse qualcosa, avrei dato la vita per lei.

 

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