Incestuoso abbeverarsi…
Il calice e l’amaranto
Mi sembra ancor
di scorgere come incubo
lo sguardo umido
di puledra scorticata,
esile spruzzo di
manichino
-ma troppo caricato negativamente-
triste triste
elettrone perduto.
E vedo avanzare
lo sciagurato bianco
centro di gravità .
Scossa nel tentar
di prendere le distanze.
Riesci a continuare?
Incestuoso abbeverarsi…
Il calice e l’amaranto
Vorresti volare fuori
dalla finestra,
ma la stanza è un cubo
troppo soffocante.
Inizia a stritolare la serpe,
morde via il casto involucro,
religiosi, avidi, sbiancati
capezzoli tesi nella direzione
sbagliata.
Non scorgo soluzione
nei tuoi tremuli occhi
di puledra.
Incestuoso abbeverarsi…
Il calice e l’amaranto
E’ tutto così abbagliantemente
bianco e smorto.
Candido è il lenzuolo
che stropicci e desidereresti
fosse una piccola magia.
Bianco è l’intorno,
è pur bianca la musica
irritante e così sbagliata
all’orecchio.
Mamma ti mangia,
mamma divora tutto,
piccola stupida
puledra.
Incestuoso abbeverarsi…
Il calice e l’amaranto
Blasfemo santo
voluttuoso squalo,
lento e insinuante
è stato eliminar
l’odiata pelliccia,
ma solo il rosso
fiume vicino
placherà la fame.
Incestuoso abbeverarsi…
Il calice e l’amaranto
Confusione di bianche
braccia e tappate
grida.
Il trono bianco
è il tuo obbligo
e pende la condanna,
e pende la lingua
a raccogliere
la pioggia sanguigna.
Chiudiamo il mondo insieme,
Simona: mai più vorrem vedere
il calice!