La poesia è l’arte di mettersi in ascolto, di noi stessi e del mondo, della vita che ci parla costantemente ma che noi, distratti dalle faccende del quotidiano, dai problemi, da tante piccole cose, non sentiamo. È un arte misteriosa, che prova a dire con le parole quello che le parole non possono dire, si lancia in un territorio invisibile che vive in noi, negli alberi, nel moto dei pianeti. Questo strumento che è la poesia può esserci utile alla contemplazione, alla ricerca dell’equilibrio, all’esplorazione della verità.
Quello che colpisce dei testi di Armel Fakeye è la sincerità del movimento, i suoi versi sembrano aspirare a far parte degli elementi naturali, vogliono essere vento, animali, fiori, portarci nel cuore del creato, richiamandoci all'ascolto, all'attenzione, per farci accorgere della sacralità del tutto. I suoi sono canti della natura, preghiere fresche di genuinità, poesie che hanno la grazia acerba della necessità. Armel vuole, con la corrente delle parole, farci sentire la purezza della sorgente, invitarci attraverso la presenza ad ascoltare il canto del mondo e quindi la forza della vita.
Questo è il libro di un uomo che cerca “l'essenza di ogni bellezza”, che vuole giungere al centro dell'alba, trovare la riserva di luce alla fine del buio. Una fede grande regge dall’interno ogni componimento, lo sguardo sembra sempre puntato sul nascere, sulla visione senza veli del reale, dove l’immagine si mostra nella sua luce più autentica.
C’è spontaneità e generosità, la volontà di portare al lettore una fibra di bene, di farsi messaggero dell’indicibile. Per leggere, per entrare, occorre lasciarsi cullare senza giudizio, affidarsi alla complessa semplicità dell'essere, per sentire il seme delle pagine vibrare e promettere la sua crescita. Per accogliere la vita raccolta, la vita che cercano, la fiamma custodita.
Oggi più che mai, abbiamo bisogno della poesia.
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