Accarezzammo con le mani gli Appennini e il mare, sfiorammo quel tramonto e quelle ombre che erano lì in un cielo chiuso e circondato dal silenzio.
E arrivò la luna con un vento di ponente; era gelido e devastante.
Devastante proprio come quel nemico invisibile che ci fece inabissare quel 27 Giugno 1980 al largo di Ustica .
Quel nemico, un missile ci negò il sorriso, la gioia e la vita.
I nostri corpi, le nostre anime si elevarono sino al cuore del cielo .Si ferì la notte con quei veli di nebbia insanguinanti; i nostri respiri si sollevarono su quelle nuvole sotto un cielo di fiamme e di granate: c’era la guerra nei cieli di Ustica.
E ci inabissammo senza un perché, cademmo lì in quel mare come degli uccelli inermi .
Giunsero un mare di detriti che si cosparsero nel vento: rimase una lunga chiazza di cherosene, sedili salvagenti e tanti corpi inermi: la morte prese con sé ottantuno angeli, adulti e tanti bambini .
Un mare di nebbia ci sommerse per oltre trent’anni regnò l’omertà, regnarono le menzogne e i depistaggi .
Fummo ricoperti di vergogna, una vergogna che dura da oltre trent’anni.
E giunse un vento di tramontana a riscrivere la verità su Ustica: era stato un missile lanciato per un errore….
Era una sera come tante, di fine giugno e un aereo con tanti bambini fu spezzato in due da un missile.
In quel mare, in quegli abissi, rimasero le memorie di quegli ottantuno angeli.
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