Pendo
Dal filo delle cose inutili.
Molto in pericolo:
il filo può spezzarsi
da un momento all’altro.
Ondeggio
sospesa sull’asfalto grigio
delle opinioni non richieste
dei cliché preconfezionati
e delle categorie universali.
Osservo:
appesa al filo
tutto è più fragile,
uomini, cose, relazioni,
persino il Mondo.
Sarà la distanza
sarà il vuoto sotto i piedi
sarà la precarietà
di questo vento che mi fa ondeggiare.
Dondolo:
Altissima probabilità
di finire intrappolata
nei giudizi semplici e nelle verità assolute
nelle file per i saldi,
in un negozio affollato il 24 dicembre.
Panico
perché il filo sembra spezzarsi:
rimbalzerò sull’indifferenza collettiva
e sarò inghiottita
dalla frenesia dell’homo oeconomicus.
L’individualismo non lascia scampo.
Allora compriamo qualcosa
uno smalto
una penna
un libro da non leggere
un telefono nuovo
un pupazzo a forma di gatto.
Compriamo qualcosa,
va bene anche il negozio dei cinesi:
la qualità non conta,
basta che si riempiano i vuoti
e che sia messa a tacere
questa assurda follia
di cercare un senso.
Aspetto ancora qui:
Oscillo
aggrappata al filo dei deisideri
che durano il tempo di uno spot
e mi chiedo
quali siano le leggi economiche
sul mercato della felicità
e se l’offerta sarà mai sufficiente.
Però ora andiamo,
compriamoci qualcosa,
non importa cosa,
basta solo desiderare tutto
per non sentire più
l’eco insopportabile del nulla.